EDITORIALE a cura di Luigi Lanotte Presidente diocesano AC
Una delle attenzioni formative che l'Azione Cattolica diocesana ha pensato di avviare in questi anni, è il mondo del lavoro. Otto ore al giorno che diventano circa 1760 ore all'anno dedicate al lavoro. Non si può non tenerne conto quando come cristiani parliamo di annuncio e missione. A tal riguardo ci piacerebbe avviare una riflessione comune con chi giovane o adulto è interessato e potrebbe dare il proprio contributo. Un riferimento ce lo cominciamo a dare, iniziando a conoscere la realtà del movimento nazionale MLAC : Movimento Lavoratori Azione Cattolica. Riportiamo di seguito delle finestre di informazione sul MLAC, catturate navigando sul sito nazionale AC.
MLAC: Movimento Lavoratori di Azione Cattolica Dal sito nazionale dell'Azione Cattolica sezione lavoratori
Il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica nasce dal desiderio di maturare la vocazione alla missionarietà, accogliendo e facendo proprio il metodo della pastorale d'ambiente. Progetti: ad oggi, il Movimento Lavoratori si rinnova proponendo e sperimentando la missionarietà nell'ambiente con una serie di progetti, di cui alcuni già in atto, altri in programmazione. A questi se ne possono aggiungere ancora di nuovi a seconda del discernimento delle associazioni e dei movimenti diocesani. · Progetto Policoro · Progetto Worklink · Comitato etico · Tirocini Formativi · Cooperazione Internazionale
Comitato Etico Finalità estratte dall'art.3 dello statuto Il Comitato di Promozione Etica non ha fini di lucro, ed ha lo scopo di: -comunicare, promuovere e attuare con ogni mezzo disponibile i principi etici di giustizia sociale sui quali si basano la dignità dell'uomo ed il bene comune e la cui enunciazione sistematica è contenuta nei documenti del Magistero Sociale della Chiesa;
- svolgere attività di supporto, consulenza e assistenza a favore di organizzazioni socio-politico-economiche al fine di sostenerne decisioni e progetti con opportune verifiche delle singole ricadute etiche riferite ai principi suddetti;
- svolgere attività di sostegno per la ideazione, redazione elaborazione e sviluppo di regolamenti etici di gestione, codici etici, standard etici, normativa etica e relativi prospetti informativi, nonché di un marchio specifico che caratterizzi in maniera esclusiva ed inequivocabile, le suddette organizzazioni sia nelle loro relazioni interne che in quelle internazionali;
- svolgere opera di educazione, formazione e divulgazione dei temi etici relativi ai principi enunciati;
Worklink Si fonda sulla certezza che in tempi di veloci cambiamenti, quali quelli che stiamo vivendo, offrire formazione può rappresentare un segno concreto di speranza da far sperimentare a chi, per età o condizione sociale, non ha facilità di accedere alle strutture formative e alla fonti informative necessarie a sentirsi "dentro" i processi di crescita culturale ed economica. Questo significa crescere, riducendo il "digital divide", per non perdere la speranza, per non adattarsi, restituendo dignità a questo tempo della vita. Il progetto si estende anche ad altre fasce, come i 40-50enni, in difficoltà per licenziamento o riqualificazione. Dal progetto nasce anche una attenzione a tutti gli operatori di sportelli informa giovani sul lavoro per offrire loro i valori etici di riferimento e per fare dello sportello non un servizio asettico, ma una occasione di incontro aperto a una visione cristiana del lavoro. Attualmente il Mlac di Roma è a disposizione per estendere la sua esperienza e qualificare alcuni "sportelli" che le Associazioni di AC diocesane decidono di aprire. Contatti: info@worklink.it Sito: www.worklink.it
Policoro E' il progetto di evangelizzazione attraverso cui la CEI (pastorale del lavoro, pastorale giovanile e caritas) interviene in 7 regioni italiane del Sud (Sicilia e Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo Molise, Campania) per aiutare i giovani disoccupati o con cattivi lavori a trovare la dignità di un lavoro anche attraverso la forma cooperativa e la piccola imprenditorialità. La figura pastorale che ne emerge è quella dell'animatore di comunità: un giovane o un adulto che fa da operatore collegando i diversi uffici e le associazioni di formazione e di evangelizzazione, le risorse del territorio e i giovani. Attualmente l'Azione Cattolica vi è presente attraverso: · giovani che hanno fatto o sono tuttora animatori di comunità. Uno di loro per ogni anno di servizio può fare da collegamento per gli altri e con l'incaricato regionale. · incaricati regionali di AC come responsabili della evangelizzazione nel progetto: sono laici dedicati a questo dalla stessa delegazione regionale · incaricati nazionali per il progetto: l'assistente del MLAC, il segretario e altri che tengono i collegamenti con la segreteria nazionale del PP
Attività · Collaborazione con tutta la filiera dell'evangelizzazione e della formazione per la programmazione dei corsi di formazione · Sostegno ai giovani in servizio, offerta di un riferimento associativo ai giovani che passano per gli sportelli · Organizzazione di week end per l'evangelizzazione in collaborazione con la filiera
IL PROGETTO POLICORO:" IL LAVORO COME DONO" a cura di Elena Pestillo membro della commissione diocesana per i problemi sociali e il lavoro
Parte integrante dell' attività della chiesa è favorire la crescita globale dell'uomo,pertanto la crisi lavorativa non può che coinvolgerla direttamente. La nascita dei centri servizi nelle varie Diocesi del sud è un segno positivo affinché i giovani possano avere un futuro migliore nella loro terra d'origine. Con la nascita del Progetto Policoro si è avvertita la necessità di rifondare il sistema d'impresa riscoprendo e recuperando il vero senso del lavoro cosi pensato è voluto per l'uomo dal suo Creatore. "Il lavoro come dono" è questo il messaggio principale che il Progetto Policoro vuole diffondere. La cultura del lavoro come dono supera i limiti del lavoro come mansione e diventa elemento di promozione della creatività e della intraprendenza di ogni persona,orientata al bene comune. Il lavoro come impegno costante d'imprenditorialità inteso come esercizio responsabile di fantasia ,innovazione,coraggio e assunzione dei rischi ma anche senso di continuità,rispetto verso il prossimo e verso l'ambiente. L'uomo al centro dell'intraprendere, come unico vero patrimonio dell'impresa e unico soggetto capace di creare sviluppo,l'uomo come vero baricentro dell'impresa e fine dell'attività economica. Ma quali sono le caratteristiche che un'impresa deve avere? Un'impresa come soggetto responsabile in una società di libero mercato; un'impresa che vede nel mercato non un campo di battagliale nel quale il successo passa attraverso l'annientamento dell'avversario e lo sfruttamento del collaboratore ma che sappia riconoscere e assicurare l'esistenza altrui in un cammino di comune crescita verso il benessere non solo economico; Un'impresa fondata su principi di autorità e responsabilità,governata con uno stile direzionale capace di promuovere,difendere e diffondere relazioni virtuose e costruttive fra tutte le persone coinvolte nel raggiungimento del bene comune. L'ottenimento di relazioni virtuose e costruttive si realizza, attraverso la soddisfazione di alcuni bisogni irrinunciabili delle persone umane: FIDUCIA-TRASPARENZA-MERITO-RIGORE-CONOSCENZA……. Ogni attività lavorativa anche la più modesta,contiene tutta la dignità dell'essere "DONO" da scoprire e da vivere attraverso le relazioni,la condivisione,la collaborazione con l'altro,accettando il lavoro come mezzo e non come fine della propria esistenza…….
A proposito del DDL regionale sulla famiglia pubblichiamo di seguito alcune delle riflessione che in questi giorni si sono avvicidendate e che ci sono giunte tramite la newsletter diocesana della Commissione Diocesana Cultura e Comunicazioni Sociali ABBIAMO PENSATO A TE! NEWSLETTER dell''Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
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Puglia, la giunta Vendola strappa sulla famiglia Operazione di forza ad altissimo rischio
Un piccolo capolavoro di camaleontismo linguistico. Una grande operazione di marketing sociale. Una pesante ipoteca politica. C'è tutto questo e altro (fors'anche uno dei mille conflitti d'interesse che asfaltano la vita della tormentata Seconda Repubblica) dietro l'approvazione - all'unanimità - da parte della giunta regionale pugliese, del disegno di legge sul "sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini di Puglia". In sostanza si estendono "gli interventi e i servizi destinati alla famiglia" anche a tutte le persone che siano in qualche misura legate "da vincoli di parentela, affinità, adozione, tutela". E da "altri vincoli solidaristici". Ma procediamo con ordine. Il camaleontismo linguistico. Come definire altrimenti l'espressione "vincoli solidaristici", sotto il cui ombrello fantasioso e dietro l'ammiccante formulazione vanno ricompresi, per esplicita ammissione dei governanti pugliesi, tutti i legami di affetto, di solidarietà, di amore tra le persone? Dunque, anche le unioni di fatto eterosessuali e omosessuali. Tutti attenti gli amministratori a non pronunciare mai il termine Pacs. Ché altrimenti i soliti cattolici bacchettoni si scandalizzano. Meglio sarebbe uno scontro frontale e non questa mielosa pantomima, nella quale si fanno scelte estreme senza il coraggio di chiamarle con il loro vero nome. Una volta si bollavano questi atteggiamenti con il termine ipocrisia, uno dei "peccati mortali" delle vecchie classi dirigenti sempre nel mirino del presidente rifondarolo della Regione Puglia, Nichi Vendola. Altri tempi, altre contestazioni. Oggi si fa il peana all'ipocrisia delle parole che velano i comportamenti. Marketing sociale. È quella costruzione, anzitutto culturale, in base alla quale prima si punta a realizzare nuovi modelli di comportamento alternativi alla dimensione legale e di diritto, poi si elaborano nuovi diritti sulla base della situazione fattuale e di una presunta legittimazione social e, infine si traducono in forme di disciplina giuridica o amministrativa. È quanto sta accadendo con le unioni di fatto (etero e omosessuali) senza valutare il rischio, laddove si estendano automaticamente le tutele proprie della famiglia a tutte le nuove forme di "vincoli solidaristici", del deprezzamento oggettivo della famiglia così come fotografata dall'art. 29 della Costituzione italiana. Una domanda al legislatore pugliese: qual è la differenza che premia e promuove la famiglia? In realtà è sin troppo evidente il gap fra diritti e doveri. Anzi, si prospetta un riconoscimento delle tutele a fronte di un forte sconto sui doveri. Ma questa - si dirà - è una questione educativa. E noi risponderemo che le Regioni dovrebbero operare dentro l'arco della Costituzione, promuovendo la famiglia. O no? L'ipoteca politica. Lo strappo pugliese viene esercitato a due mesi esatti dalle elezioni politiche. Uno strappo voluto tenacemente da una giunta regionale di sinistra-centro come quella guidata da Vendola e che di fatto imbarazza i vertici nazionali dell'Unione per i quali la questione dei Pacs sta di giorno in giorno diventando uno dei problemi più scottanti. Il rischio che il disagio nei confronti di queste scelte si manifesti nel più sottile e insidioso dei comportamenti elettorali, ovvero l'astensionismo, è altissimo. Perché un cittadino italiano riformista e moderato, o un cattolico altrettanto moderato, pur orientato a votare per il centrosinistra e non disponibile a spostare il proprio suffragio nel campo avverso, dovrebbe contraddire la propria coscienza, i propri valori e le proprie convinzioni più profonde premiando chi pone sullo stesso piano la famiglia di diritto e i "vincoli solidaristici"?
Un interrogativo che Vendola può permettersi il lusso di ignorare, ma Rutelli e Prodi forse no.
Domenico Delle Foglie (C) Avvenire, 8-2-2006
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16:15 DEL 7.02.06- SIR- PUGLIA: IL DDL SULLA FAMIGLIA. SANTOLINI, "UNA SCELTA IDEOLOGICA. LA QUESTIONE NON È SEMANTICA"
"La questione non è semantica e non serve a nessuno giocare a nascondino con le parole". Commenta così l'approvazione - avvenuta ieri sera - del disegno di legge regionale pugliese sulla famiglia, Luisa Santolini, presidente del Forum delle associazioni familiari. "Pensare che possa bastare invertire una vocale per cambiare la realtà dei fatti è solo alzare una cortina di fumo - afferma il Forum in una nota diffusa oggi -. Così come è fare fumo anche reclamare servizi sociali per tutti. È ovvio che tutti hanno diritto ai servizi sociali ed è giusta la preoccupazione di allargare la platea degli aventi diritto, ma questo non può significare cancellare le specificità come fa l'articolo 22 del progetto di legge: a ciascuno deve essere assicurata la tutela sociale dovuta alla persona, alle famiglie devono invece essere garantite tutele e sostegno adeguati ai nuclei in quanto tali". Secondo Santolini, "appellarsi poi concetto di stabilità della coppia di fatto, affidando la verifi ca di questo requisito alla mera coabitazione o, peggio, a una semplice autocertificazione, è solo l'ennesima ipocrisia. La verità è che dietro alla cortina di fumo c'è soltanto una pesante e inaccettabile velleità ideologica. La Puglia ha già una buona legge sulla famiglia, studiata e approvata col sostegno delle famiglie. Si tenta di sconvolgerla, a soli due anni dall'approvazione, non certo per un'urgenza o per una necessità sociale. È solo per la voglia di svuotare la famiglia di significato. Una scelta ideologica - conclude - Santolini - dettata dalla volontà, neppure troppo nascosta, di accattivarsi fette marginali di elettorato in vista del prossimo appuntamento con le urne. Una scelta che tradisce la fiducia che le famiglie e le loro associazioni avevano posto nel nuovo governo regionale pugliese".
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VESCOVI DI PUGLIA: IL DDL REGIONALE SUL SISTEMA DEI SERVIZI SOCIALI "NON INTRODUCA INDEBITE EQUIPARAZIONI" TRA FAMIGLIA E UNIONI DI FATTO
"Sia da tutti condiviso lo sforzo di una doverosa distinzione tra famiglia e unioni di fatto, che non è discriminatoria ma tende a salvaguardare il vero bene delle persone e la coesione del tessuto sociale della nostra gente". Questo l'auspicio formulato dai vescovi pugliesi in un comunicato, diffuso oggi, a conclusione della sessione invernale della Conferenza episcopale pugliese, riunita dal 30 gennaio a Martina Franca (TA). "I vescovi di Puglia - si legge nel comunicato - confortati dal recente insegnamento del Papa Benedetto XVI ai rappresentanti della Regione Lazio, e ispirandosi alla sua Enciclica: Dio è amore, che vede nella carità il motivo essenziale della vita cristiana, hanno preso in considerazione il tema della famiglia, fondata sul matrimonio, e quello delle unioni di fatto, sottolineando la necessità che il disegno di Legge regionale, recante disposizioni sul sistema dei servizi sociali, pur nel doveroso rispetto di situazioni di disagio sociale, non introduca indebite equiparazioni tra realtà, che sono e devono rimanere distinte". I vescovi pugliesi, si legge ancora nel comunicato, "sono vicini ai bisogni di tutti i soggetti deboli, ma riaffermano la centralità della famiglia, fondata sul matrimonio, la sola che trova sicuro ancoraggio costituzionale nell'articolo 29 e ha pieno riscontro nella tradizione civile e culturale delle nostre popolazioni".